Corso di teatro "La città che non c'è"/attivo da Dicembre 2013 presso SMS "Petrarca" Roma


Il progetto è rivolto a studenti dell’ultimo anno della scuola primaria e del primo anno della scuola secondaria. Il percorso vedrà le classi dei due ordini di scuola impegnate in sorta di gemellaggio artistico: i materiali prodotti da un gruppo (piccoli testi, immagini, sequenze di movimento, dialoghi) saranno elaborati dall’altro gruppo e messi in scena. Ciò consentirà ai più piccoli di entrare in contatto con un nuovo modo di intendere la scuola. Attraverso questo lavoro il mondo della scuola media che è a loro apparentemente lontano, entrerà a far parte della loro esperienza scolastica e artistica creando un ponte immaginario che gli permetterà di vedere la loro formazione come un continuum in cui creatività, impegno e cooperazione sono al centro della proposta pedagogica. Lo scambio di materiali permetterà agli studenti di entrambe le classi non solo di conoscersi ma anche di costruire insieme la drammaturgia dello spettacolo finale che li vedrà entrambi protagonisti.

“La città che non c’è” è un progetto innovativo che mette insieme due campi del sapere apparentemente molto diversi: la geografia e il teatro.
Fare geografia significa, infatti, riconoscere le relazioni vigenti tra l’uomo e la natura e le azioni di trasformazione del territorio che ambedue producono.
Fare teatro significa relazionarsi con le proprie percezioni, con gli altri e con l’ambiente circostante.
Il progetto si propone di approfondire la conoscenza del territorio urbano vicino agli alunni attraverso la sperimentazione teatrale: il fine risiede nel proporre un modo diverso di fare geografia, di conoscere il proprio ambiente e se stessi, di comunicare le proprie scoperte attraverso il linguaggio della scena.
Attraverso giochi ed esercizi che mireranno all’alfabetizzazione teatrale verranno introdotti i temi cari alla geografia della percezione[1]: cosa ricordo del mio quartiere, cosa ho in mente della mia città (quali suoni, quali rumori, quali colori, quali sapori), come costruisco la mappa che rappresenta strade, vie, luoghi?
Queste domande rispondono al quesito generale: come vivo la mia città?
Il progetto è centrato, quindi, sulla ricerca della propria città, non solo quella rappresentata su una carta geografica ma anche quella pensata, vissuta.
L’obiettivo generale del percorso di formazione risiede nel raccontare la propria città, una città che si incontrerà, inevitabilmente, con quella degli altri alunni. Da questo incontro e da questa riflessione collettiva i pedagoghi, insieme agli alunni, daranno vita ad uno spettacolo che narrerà queste città con le loro storie, le loro emozioni, le loro immagini: verrà messa in scena una città che non c’è ma che prenderà forma attraverso il lavoro di tutto il gruppo.
Il teatro per sua natura è un grande contenitore di idee: attraverso i propri mezzi (voce e corpo) gli alunni avranno la possibilità di comunicare la propria visione e le proprie emozioni. Dal punto di vista espressivo l’utilizzo del corpo e della voce mirerà alla ricerca e all’ utilizzo della creatività, un potenziale di cui tutti dispongono e che è,  essenzialmente, atteggiamento di apertura, curiosità e disponibilità  verso la conoscenza del proprio mondo interiore di quello degli altri e del mondo circostante. L’analisi del territorio sarà quindi messa a punto utilizzando percezione e creatività.
La drammaturgia dello spettacolo finale verrà costruita utilizzando tutti i materiali elaborati intorno allo spazio pensato (seguendo la percezione degli alunni), allo spazio rappresentato, allo spazio vissuto.
Attraverso questo percorso ci proponiamo di contribuire a formare cittadini consapevoli del loro ruolo nell’ambiente e nelle relazioni tra persone.
Questa ampia riflessione sulla città e sul proprio modo di vederla, di ricordarla di percepirla, avrà quindi queste FINALITÁ:

-       Educare alla consapevolezza: l’allievo deve capire di essere un soggetto civile, con la facoltà di esercitare diritti e doveri. Tra i diritti c’è quello di soddisfare i suoi bisogni e, quindi, di utilizzare il territorio, di trasformarlo, tra i doveri quello di rispettarlo e salvaguardarlo.

-       Educare alla responsabilità: significa educare ad una cosciente valutazione di un’azione prima del suo compimento e ad un agire che tenga in considerazione le conseguenze dell’azione stessa.

-       Educare alla lettura critica della realtà: la consapevolezza e la responsabilità delle proprie azioni favorisce una proficua relazione tra gli uomini e tra questi l’ambiente, guida il progresso verso una dimensione positiva.

-       Educare alla operatività: la conoscenza dello spazio progettato deve motivare l’alunno, futuro cittadino, alla operatività, cioè all’acquisizione di una mentalità ed un atteggiamento attivo nei confronti del territorio.

-       Educare alla socializzazione, alla cooperazione, all’integrazione, attraverso il lavoro di gruppo, promuovendo la costruzione di rapporti positivi.

-       Avvicinare gli alunni a tematiche relative al concetto di città. 

-       Avvicinare gli alunni ai luoghi che vivono ogni giorno, promuovendo un cambiamento del loro punto di vista (i luoghi “vissuti creativamente”)

-       Educare alla consapevolezza del corpo, della parola scritta, parlata e cantata

-       Educare all’integrazione dei diversi linguaggi espressivi
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OBIETTIVI:
-  Acquisizione delle competenze base dei diversi ruoli attivi nella creazione di uno spettacolo teatrale (individuare i diversi ruoli e le loro mansioni)

-  Acquisizione delle competenze espressive di base nel campo teatrale (sapersi muovere nello spazio utilizzando linee curve, rette, spezzate; muoversi seguendo un ritmo; interpretare un testo scritto utilizzando le proprie emozioni; relazionarsi con gli altri compagni nello spazio)

- Costruire una drammaturgia a partire dai materiali elaborati

MODALITÁ:
- Giochi teatrali sulla città: movimento, voce e parola, immagini, scrittura creativa
narrazione della propria città: creazione dei singoli materiali espressivi e di quelli collettivi. Eventuali ricerche storico-ambientali
- Creazione dei personaggi, del copione, delle scenografie e messa in scena


[1] Questa branca della geografia si basa sul concetto di spazio pensato. Lo spazio, infatti, è un luogo costruito dalla nostra mente, creato attraverso i sensi, i quali, pur non cogliendo tutti i dati della realtà oggettiva, hanno una loro intelligenza e suscitano emozioni che toccano note differenti. Uno spazio che non è nulla in sé, ma che assume un proprio senso attraverso le rappresentazioni che se ne fanno gli uomini. La geografia della percezione ne promuove l’acquisizione perché da questa derivano i comportamenti degli individui e dei gruppi sociali nonché il loro modo di rapportarsi con le risorse ambientali e umane. L’uomo si adatta all’ambiente proprio grazie alla percezione: egli percepisce ed esplora gli oggetti e le situazioni e questo gli permette di conoscere e di imparare a capire e usare gli oggetti: osservando, egli trae non solo informazioni sempre più complesse sulle cose, ma soprattutto sulla loro disposizione spaziale nell’ambiente. La geografia e la psicologia sono strettamente collegate tra loro. L’occhio non vede ciò che la mente non sa ed infatti la lettura, l’interpretazione dei fatti non è mai semplice registrazione, quanto piuttosto assimilazione, interpretazione soggettiva da parte del fruitore. Lo stesso spazio quindi, è percepito, visto, vissuto in modo diverso da soggetto a soggetto. Anche i modi di rappresentare uno spazio sono diversi e corrispondono a condizioni di vita differenziate. L’obiettivo della disciplina geografica è quindi ampliare la conoscenza e l’uso di un territorio grazie agli elementi del vasto mondo delle esperienze.